In caso di eccessiva litigiosità dei genitori il tribunale può revocare la responsabilità genitoriale e affidare il figlio a un tutore.
Litigare non conviene, specie quando si hanno figli perché, in questo caso, il rischio è quello di vedersi sottratti i minori e revocata la cosiddetta «responsabilità genitoriale» che, invece, costituisce la regola anche nel caso di coppie separate o divorziate. La conferma viene da un recente decreto del tribunale di Roma che, appunto, spiega che succede ai figli se i genitori litigano troppo. In presenza di comportamenti in continuo conflitto, madre e padre non sono più in grado di crescere il figlio: la legge, infatti, prevede che, quando tra i genitori sorge una disputa sulle scelte fondamentali relative alla vita, alla crescita e all’istruzione dei bambini uno dei due può rivolgersi al giudice perché imponga quale, tra le due, ritiene la soluzione più utile al minore. Ebbene, è impensabile che una coppia, proprio per via delle divergenze – dettate più dalle rivalità personali che non dalle diversità di vedute – ricorra per qualsiasi sciocchezza al Tribunale. Ecco perché, in questi casi, già in partenza il giudice dispone l’affidamento del figlio della coppia litigiosa a un tutore che sceglierà, d’ora innanzi, per lui.
In generale, in casi di conflitto tra i genitori, la giurisprudenza ritiene che si possa procedere ugualmente all’affido condiviso: di regola si deve preferire questa soluzione (esercizio della responsabilità, o assunzione delle decisioni circa educazione, istruzione, salute e attività dei figli) anche secondo la Cassazione, la quale però avverte: si può optare per l’affido esclusivo se il conflitto che reca pregiudizio ai figli o se uno dei genitori si mostra manifestamente incapace o inidoneo alla loro educazione. In altri termini, solo i litigi che paralizzano qualsiasi scelta per il bambino possono far perdere a uno o entrambi i genitori l’affidamento e la conseguente responsabilità genitoriale.
Questo è anche l’orientamento dei giudici di primo e secondo grado. Numerose sono infatti le pronunce secondo cui si può disporre l’affidamento condiviso in presenza di genitori litigiosi. Ad esempio, secondo il tribunale di Torino, anche in caso di elevato livello di conflittualità nei rapporti tra coniugi e accuse reciproche si procede all’affido condiviso: il conflitto non può indurre a ritenere l’affidamento ad entrambi i genitori contrario all’interesse dei figli minori. È della stessa opinione la Corte di Appello di Roma secondo cui l’affido condiviso diventa necessario perché padre e madre maturino responsabilmente la consapevolezza dell’importanza fondamentale di ognuno di loro nella vita dei figli stessi che devono ricevere un’educazione religiosa aperta alle diverse fedi nel rispetto della libertà di orientamento religioso dei figli stessi.
Nella sentenza in commento, però, si fa un passo in avanti analizzando il caso di una coppia talmente litigiosa da non essere in grado di adottare alcuna scelta per i figli senza la paralisi totale per via dell’ostruzionismo e dell’opposizione dell’altro genitore. Dunque, l’alta conflittualità tra padre e madre porta alla sospensione della responsabilità genitoriale e alle scelte per la crescita dei figli provvederà il tutore nominato.
La prova del clima di forte tensione tra i genitori era già stato dato dal comportamento processuale delle parti: queste avevano offerto al giudice ricostruzioni della realtà diametralmente opposte, elemento questo che ha portato il giudice a considerare come «l’elevatissima conflittualità genitoriale» risultasse «pienamente accertata». Entrambe le parti hanno infatti rappresentato la totale incomunicabilità, anche per scelte fondamentali. I percorsi di mediazione proposti non erano proseguiti a causa (sempre) dell’alta conflittualità, neppure era stato intrapreso il percorso di sostegno alla genitorialità.
Tale incomunicabilità impedisce qualsiasi tipo di scelta sulla vita del minore come, ad esempio, le difficoltà di gestione rispetto alla scelta della scuola, delle attività extra scolastiche, delle visite pediatriche, dei trattamenti sanitari.
Quale soluzione deve allora adottare il giudice se i figli litigano troppo? Secondo il provvedimento in commento non si può optare certo per l’affidamento condiviso; ma neanche per un affidamento esclusivo non potendosi attribuire all’uno od all’altro dei genitori la responsabilità delle situazioni di conflitto. Pertanto, si legge nel decreto, occorre sospendere la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori che hanno posto in essere condotte pregiudizievoli per la minore, e disporre (contestualmente) la nomina di un tutore che eserciti la responsabilità genitoriale in luogo delle parti assumendo ogni decisione di maggiore rilevanza relativa alla minore, e demandando ai genitori la sola amministrazione ordinaria nei periodi di permanenza della minore presso ciascuno.
Nel caso di specie, con il medesimo decreto camerale veniva individuato il tutore «nel Sindaco pro tempore del Comune di Roma (o un suo delegato)», con la contestuale trasmissione al giudice tutelare per quanto di competenza di quest’ultimo.