Se le vaccinazioni sono obbligatorie o facoltative dipende da tanti fattori, tra cui l’età e il tipo di lavoro svolto.
La parola “vaccino” suscita, da sempre, sentimenti contrastanti. C’è chi la guarda con diffidenza, chi con fiducia, chi con paura. In questo articolo, “Curiosando” consiglia una panoramica delle vaccinazioni disponibili, distinguendo tra obbligatorie e facoltative e alcune indicazioni in merito a eventuali conseguenze nocive a carico di chi si sottopone a vaccino.
Vaccinazioni: bambini
A tal fine, occorre, per prima cosa, distinguere tra popolazione adulta e bambini.
In Italia sono obbligatorie, per tutti i nuovi nati, le seguenti vaccinazioni:
antidifterica;
antitetanica;
antipoliomielitica;
antiepatite virale B.
Tali vaccini possono essere somministrati simultaneamente, in quanto – come dimostrato da studi scientifici – non esistono interferenze che ne compromettono l’efficacia della risposta immunitaria.
Solo raccomandate, invece, la vaccinazioni:
contro la pertosse,
contro il morbillo,
la parotite,
la rosolia,
contro le forme invasive da Haemophilus influenzae b (Hib), un batterio che causa infezioni spesso gravi, soprattutto tra i bambini di età inferiore ai 5 anni. Di solito, i sintomi sono quelli di una malattia simil-influenzale, che si risolve nel giro di qualche giorno. In alcuni casi, invece, l’infezione può evolvere in forme gravi dette forme invasive;
contro le infezioni invasive causate dallo pneumococco (come infezioni virali, otite, sinusite fino ai casi più gravi di meningite) per i bambini, di età inferiore a 5 anni, che presentino alcune condizioni che li espongono a maggior rischio.
Vaccinazioni bambini: cosa si rischia a non farle?
I genitori che scelgono di non vaccinare i propri figli sono periodicamente invitati a dei colloqui informativi dall’Asl di appartenenza e rischiano una blanda sanzione pecuniaria. Resta inteso che sono responsabili degli eventuali danni subiti dai minori per la mancata vaccinazione.
Discorso diverso per le vaccinazioni obbligatorie che sono tali perché finalizzate alla tutela della salute collettiva. Proprio per questo motivo, la loro mancata effettuazione comporta l’applicazione di sanzioni amministrative a carico dei genitori che rifiutino di sottoporvi il proprio figlio minore.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso una serie di indicazioni di carattere generale, rivolte ai genitori che scelgono di non vaccinare i propri figli, ponendo l’accento su rischi e responsabilità. Per evitare entrambi occorre:
comunicare sempre agli operatori sanitari se il proprio figlio è stato sottoposto o meno a vaccino;
se si decide di viaggiare col minore non vaccinato, informarsi sulle malattie infettive eventualmente presenti nei luoghi di destinazione;
imparare a riconoscere i possibili segni o sintomi delle malattie infettive per le quali il minore poteva essere vaccinato, ma non lo è stato, in modo tale da essere tempestivi nel richiedere assistenza medica mirata.
Vaccinazioni: adulti
Per quanto riguarda gli adulti, alcune vaccinazioni sono obbligatorie per determinate categorie di persone e di lavoratori:
la vaccinazione antitetanica è obbligatoria, oltre che per tutti gli sportivi affiliati al Coni, ma anche per i lavoratori agricoli, i metalmeccanici, gli operatori ecologici, gli addetti alla manutenzione delle strade, i minatori e gli sterratori, ecc… ;
le vaccinazioni antimeningococcica, antitifica, antidiftotetanica (previene la difterite e il tetano), antimorbillo-parotite-rosolia sono obbligatorie per tutte le reclute all’atto dell’arruolamento. Al di là di questi casi specifici, le Regioni, in casi di riconosciuta necessità e sulla base della situazione epidemiologica locale, hanno la facoltà di disporre l’esecuzione della vaccinazione antitifica per specifiche categorie professionali;
la vaccinazione antitubercolare è ora obbligatoria soltanto per il personale sanitario, gli studenti in medicina, gli allievi infermieri e chiunque, a qualunque titolo, con test tubercolinico negativo, operi in ambienti sanitari ad alto rischio di esposizione a ceppi multifarmacoresistenti o in ambienti ad alto rischio e non possa essere sottoposto a terapia preventiva, perché presenta controindicazioni cliniche all’uso di farmaci specifici.
Altre tipologie di vaccinazioni sono raccomandate per alcune categorie professionali, considerate maggiormente a rischio infezioni o che rischierebbero di andare incontro a serie complicazioni in caso di infezione. Un esempio di vaccinazione raccomandata è quella contro l’epatite virale B, offerta gratuitamente agli operatori sanitari e al personale di assistenza degli ospedali e delle case di cura private, alle persone conviventi con portatori cronici del virus dell’epatite B, agli operatori di pubblica sicurezza, ai politrasfusi (cioè coloro che, per motivi di salute, necessitano di continue trasfusioni) e agli emodializzati e a tutte le altre categorie indicate dalla legge.
La vaccinazione contro l’influenza è raccomandata a tutte le persone di età superiore a 65 anni e a coloro che sono sofferenti di malattie croniche e debilitanti a carico dell’apparato cardiovascolare, broncopolmonare, renale, ecc…; raccomandata anche agli addetti a servizi di pubblica utilità.
La vaccinazione contro le infezioni da pneumococco è consigliabile alle persone di età superiore a 65 anni o sofferenti di malattie croniche e debilitanti a carico dell’apparato cardiovascolare, broncopolmonare, renale, o con asplenia (mancanza della milza) funzionale o a seguito di intervento chirurgico.
Vaccinazioni: cosa fare in caso di danni?
Una questione particolarmente dibattuta riguarda le eventuali conseguenze nocive provocate dalle vaccinazioni obbligatorie.
La legge riconosce un indennizzo a carico dello Stato a coloro che ne restano vittime, ma non sempre tale indennità soddisfa pienamente il danno causato alla salute dell’individuo. A ciò si aggiunge la burocrazia che allunga i tempi per ricevere le somme previste dalla legge, costringendo i danneggiati ad adire le vie giudiziali per ottenere un giusto risarcimento.
Il problema ha assunto dimensioni notevoli nel corso degli anni e ci si è posta una domanda: è possibile agire in entrambe le direzioni?
A intervenire sulla questione è stata la Corte di Cassazione che ha chiarito che la parte lesa ha il diritto di richiedere cumulativamente (cioè insieme) l’indennizzo (o indennità integrativa speciale) e il risarcimento, in quanto il primo non ha natura risarcitoria ma solo assistenziale. In particolare, il diritto all’indennizzo è previsto solo nei casi in cui sussista un nesso causale tra la somministrazione del vaccino e il danno patito dal soggetto ed è soggetto alla prescrizione ordinaria decennale.
Altro interrogativo che ci si è posto è se si possa considerare attività pericolosa l’attività del ministero della Salute nel campo delle vaccinazioni obbligatorie. È sempre la Cassazione a rispondere negativamente: dopo il trasferimento alle Regioni di numerose competenze in materia, infatti, permane in capo al Ministero solo un ruolo generale di programmazione e di controllo del servizio di vaccinazione obbligatoria.